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      E non si accorgevono che poco di poi aranno a pregare e piagnere eglino, e che i loro prieghi non saranno uditi, e delle loro lagrime non troverranno chi abbia compassione: e de' danari presi restituiranno il capitale e pagheranno l'usura con tormenti, morte ed esili. E che gli era molto meglio essersi stati, che avere lasciato Cosimo in vita e gli amici suoi in Firenze; perché gli uomini grandi o e' non si hanno a toccare o, tocchi, a spegnere. Né ci vedeva altro rimedio che farsi forti nella città, acciò che, risentendosi e nimici, che si risentirieno presto, si potesse cacciarli con le armi, poi che con i modi civili non se ne erano potuti mandare. E che il rimedio era quello che molto tempo innanzi aveva ricordato: di riguadagnarsi i Grandi, rendendo e concedendo loro tutti gli onori della città, e farsi forte con questa parte, poi che i loro avversarii si erano fatti forti con la plebe. E come, per questo, la parte loro sarebbe più gagliarda, quanto in quella sarebbe più vita, più virtù, più animo e più credito; affermando che, se questo ultimo e vero rimedio non si pigliava, non vedeva con quale altro modo si potesse conservare uno stato infra tanti nimici, e cognosceva una propinqua rovina della parte loro e della città. A che Mariotto Baldovinetti, uno de' ragunati, si oppose, mostrando la superbia de' Grandi e la natura loro insopportabile; e che non era da ricorrere sotto una certa tirannide loro, per fuggire i dubi pericoli della plebe. Donde che messer Rinaldo, veduto il suo consiglio non essere udito, si dolfe della sua sventura e di quella della sua parte, imputando ogni cosa più a' cieli, che volevono così, che alla ignoranza e cecità degli uomini.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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