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      E ai popoli nuoce molto più l'avarizia de' suoi cittadini che la rapacità degli nimici; perché di questa si spera qualche volta vedere il fine, dell'altra non mai. Tu movevi adunque le armi, nelle passate guerre, contro a tutta una città, ora contro ad una minima parte di essa le muovi; venivi per torre lo stato a molti cittadini e buoni, ora vieni per torlo a pochi e tristi; venivi per torre la libertà ad una città, ora vieni per rendergliene. E non è ragionevole che, in tanta disparità di cagioni, ne seguino pari effetti; anzi è da sperarne una certa vittoria. La quale di quanta fortezza sia allo stato tuo facilmente lo puoi giudicare, avendo la Toscana amica e per tale e tanto obligo obligata, della quale più nelle imprese tue ti varrai che di Milano, e dove altra volta quello acquisto sarebbe stato giudicato ambizioso e violento, al presente sarà giusto e pietoso existimato. Non lasciare per tanto passare questa occasione, e pensa che se le altre tue imprese contro a quella città ti partorirono, con difficultà, spesa e infamia, questa ti abbia, con facilità, utile grandissimo e fama onestissima a parturire.
     
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      Non erano necessarie molte parole a persuadere al Duca che movesse guerra a' Fiorentini, perché era mosso da uno ereditario odio e una cieca ambizione, la quale così gli comandava; e tanto più sendo spinto dalle nuove ingiurie, per lo accordo fatto con i Genovesi. Non di meno le passate spese, i corsi pericoli, con la memoria delle fresche perdite, e le vane speranze de' fuori usciti lo sbigottivano.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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