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      Aveva il Conte lasciato a guardia di quelle sue terre della Marca il Frullano, uno de' suoi primi condottieri. Costui fu tanto dal Duca instigato che rinunziò al soldo del Conte e accostossi con lui; la qual cosa fece che il Conte, lasciato ogni rispetto, per paura di sé, fece accordo con il Duca; e intra gli altri patti furono che delle cose di Romagna e di Toscana non si travagliasse. Dopo tale accordo, il Conte con instanzia persuadeva a' Fiorentini che si accordassero con i Lucchesi; e in modo a questo gli strinse, che, veggendo non avere altro rimedio, si accordorono con quelli, nel mese di aprile, l'anno 1438. Per il quale accordo a' Lucchesi rimase la loro libertà, e a' Fiorentini Monte Carlo e alcune altre loro castella. Di poi riempierono con lettere piene di rammarichii tutta Italia, mostrando che, poi che Iddio e gli uomini non avieno voluto che i Lucchesi venissero sotto lo imperio loro, avevono fatto pace con quelli. E rade volte occorre che alcuno abbia tanto dispiacere di avere perdute le cose sue, quanto ebbono allora i Fiorentini per non avere acquistato quelle d'altri.
     
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      In questi tempi, benché i Fiorentini fussero in tanta impresa occupati, di pensare a' loro vicini e di adornare la loro città non mancavano. Era morto come aviamo detto, Niccolò Fortebraccio, a cui era una figlia del conte di Poppi maritata. Costui, alla morte di Niccolò, aveva il Borgo a San Sepolcro e le fortezze di quella terra nelle mani e in nome del genero, vivente quello, le comandava.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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