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      Eronci quattro vie: l'una da Ravenna, lungo la marina; questa, per essere in maggiore parte ristretta dalla marina e da paduli, non fu approvata: l'altra era per la via diritta, questa era impedita da una torre chiamata l'Uccellino, la quale per il Duca si guardava, e bisognava, a volere passare, vincerla, il che era difficile farlo in sì breve tempo che la non togliesse la occasione del soccorso, che celerità e prestezza richiedeva: la terza era per la selva del Lugo, ma perché il Po era uscito de' suoi argini, rendeva il passarvi, non che difficile, impossibile: restava la quarta, per la campagna di Bologna, e passare al ponte Puledrano, e a Cento, e alla Pieve, e intra il Finale e il Bondeno condursi a Ferrara, donde poi, tra per acqua e per terra, si potevono transferire in Padovano e congiugnersi con le genti viniziane. Questa via ancora che in essa fussero assai difficultà e potesse essere in qualche luogo dal nimico combattuta, fu per meno rea eletta. La quale come fu significata al Conte, si partì con celerità grandissima, e a dì 20 di giugno arrivò in Padovano. La venuta di questo capitano in Lombardia fece Vinegia e tutto il loro imperio riempiere di buona speranza, e dove i Viniziani parevano prima disperati della loro salute, cominciorono a sperare nuovi acquisti. Il Conte, prima che ogni altra cosa, andò per soccorrere Verona; il che per obviare, Niccolò se ne andò con lo esercito suo a Soave castello posto intra il Vicentino e il Veronese, e con un fosso, il quale da Soave infino a' paludi dello Adice passava, si era cinto.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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