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      Furono per tanto le prime genti che comparsono da Micheletto gagliardamente sostenute, e non che altro, da quello ributtate; ma sopravenendo Astor e Francesco Piccinino con gente eletta, con tale impeto in Micheletto percossono, che gli tolsono il ponte e lo pinsono infino al cominciare dell'erta che sale al borgo di Anghiari; di poi furono ributtati e ripinti fuori del ponte da quelli che dai fianchi gli assalirono. Durò questa zuffa due ore, che ora Niccolò, ora le genti fiorentine erano signori del ponte. E benché la zuffa sopra il ponte fusse pari, non di meno e di là e di qua dal ponte con disavvantaggio grande di Niccolò si combatteva. Perché, quando le genti di Niccolò passavano il ponte, trovavano i nimici grossi, che, per le spianate fatte, si potevono maneggiare, e quelli che erano stracchi potevono dai freschi essere soccorsi; ma quando le genti fiorentine lo passavano, non poteva commodamente Niccolò rinfrescare i suoi, per essere angustiato dalle fosse e dagli argini che fasciavano la strada: come intervenne, perché molte volte le genti di Niccolò vinsono il ponte, e sempre dalle genti fresche degli avversarii furono ripinte indietro, ma come il ponte dai Fiorentini fu vinto, talmente che le loro genti entrorono nella strada, non sendo a tempo Niccolò, per la furia di chi veniva e per la incommodità del sito a rinfrescare i suoi, in modo quelli davanti con quelli di dietro si mistorono, che l'uno disordinò l'altro, e tutto lo esercito fu constretto mettersi in volta e ciascuno, sanza alcuno rispetto, si rifuggì verso il Borgo.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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