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      Vollono per tanto i Fiorentini fare pruova se per mare ancora le genti loro potessero suvvenire, e caricorono le loro galeazze di viveri; e fattole venire, furono da sette galee del Re incontrate, e dua ne furono prese, e dua fugate. Questa perdita fece perdere la speranza alle genti fiorentine del rinfrescamento; onde che dugento saccomanni o più, per mancamento massime del vino, si fuggirono nel campo del Re; e l'altre genti mormoreggiavano, affermando non essere per stare in luoghi caldissimi, dove non fusse vino a l'acque fussero cattive; tanto che i commissari deliberorono abbandonare quel luogo, e volsonsi alla recuperazione di alcune castella che ancora restavano in mano al Re. Il quale dall'altra parte, ancora che non patissi di viveri e fusse superiore di genti, si vedeva mancare, per essere il suo esercito ripieno di malattie che in quelli tempi i luoghi maremmani producono; e furono di tanta potenza che molti ne morivano e quasi tutti erano infermi. Onde che si mossono pratiche di accordo, per il quale il Re domandava cinquanta mila fiorini, e che Piombino gli fusse lasciato a discrezione. La qual cosa consultata a Firenze, molti, desiderosi della pace, l'accettavano, affermando non sapere come si potesse sperare di vincere una guerra che a sostenerla tante spese fussero necessarie, ma Neri Capponi, andato a Firenze, in modo con le ragioni la sconfortò, che tutti i cittadini d'accordo a non la accettare convennono, e il signore di Piombino per loro raccomandato accettorono, e a tempo di pace e di guerra di suvvenirlo promissono, purché non si abbandonasse, e si volesse, come infino allora aveva fatto, difendere.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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