Pagina (374/526)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Queste opere e dimostrazioni feciono in Firenze ferma credenza della futura guerra; e però si volsono i Fiorentini alle loro antiche e consuete difese; e creorono il magistrato de' Dieci, soldorono nuovi condottieri, mandorono oratori a Roma, a Napoli, a Vinegia, a Milano e a Siena, per chiedere aiuti agli amici, chiarire i sospetti, guadagnarsi i dubi e scoprire i consigli de' nimici. Dal Papa non si ritrasse altro che parole generali, buona disposizione e conforti alla pace; dal Re vane scuse di avere licenziati i Fiorentini, offerendosi volere dare il salvocondotto a qualunque lo adimandasse. E benché s'ingegnasse al tutto i consigli della nuova guerra nascondere, non di meno gli ambasciadori cognobbono il malo animo suo, e scopersono molte sue preparazioni per venire a' danni della republica loro. Col Duca di nuovo con varii oblighi si fortificò la lega; e per suo mezzo si fece amicizia con i Genovesi, e le antiche differenzie di rappresaglie e molte altre querele si composono, non ostante che i Viniziani cercassero per ogni modo tale composizione turbare. Né mancorono di supplicare allo imperadore di Gostantinopoli che dovesse cacciare la nazione fiorentina del paese suo: con tanto odio presono questa guerra; e tanto poteva in loro la cupidità del dominare, che sanza alcuno rispetto volevono distruggere coloro che della loro grandezza erano stati cagione; ma da quello imperadore non furono intesi. Fu da il Senato viniziano alli oratori fiorentini proibito lo entrare nello stato di quella republica, allegando che, sendo in amicizia con il Re, non potevono, sanza sua participazione, udirli.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





Firenze Fiorentini Dieci Roma Napoli Vinegia Milano Siena Papa Fiorentini Duca Genovesi Viniziani Gostantinopoli Senato