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      Temeva ancora del Papa la ambizione del quale cognosceva, che per essere nuovo nel regno non disegnasse spogliarlo di quello. Sperava solo nel duca di Milano, il quale non era meno ansio delle cose del Regno che si fusse Ferrando, perché dubitava che, quando i Franzesi se ne fussero insignoriti, non disegnassero di occupare ancora lo stato suo, il quale sapeva come ei credevono potere come cosa a loro appartenente domandare. Mandò per tanto quel duca, subito dopo la morte di Alfonso, lettere e gente a Ferrando: queste per dargli aiuto e reputazione, quelle per confortarlo a fare buono animo, significandogli come non era, in alcuna sua necessità, per abbandonarlo. Il Pontefice dopo la morte di Alfonso, disegnò di dare quel regno a Pietro Lodovico Borgia suo nipote; e per adonestare quella impresa e avere più concorso con gli altri principi di Italia, publicò come sotto lo imperio della Romana Chiesa voleva quel regno ridurre; e per ciò persuadeva al Duca che non dovesse prestare alcuno favore a Ferrando, offerendogli le terre che già in quel regno possedeva. Ma nel mezzo di questi pensieri e nuovi travagli Calisto morì; e successe al pontificato Pio II, di nazione sanese, della famiglia de' Piccoluomini, nominato Enea. Questo pontefice, pensando solamente a benificare i cristiani e ad onorar la Chiesa, lasciando indietro ogni sua privata passione, per i prieghi del duca di Milano, coronò del Regno Ferrando, giudicando poter più presto mantenendo chi possedeva posare l'armi italiane, che se avesse, o favorito i Franzesi perché gli occupassero quel regno, o disegnato, come Calisto, di prenderlo per sé. Non di meno Ferrando, per questo benifizio, fece principe di Malfi Antonio, nipote del Papa, e con quello congiunse una sua figliuola non legittima.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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