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      Donde egli salì in tanta reputazione, che non Cosimo ma messer Luca la città governava. Da che lui venne in tanta confidenza che gli cominciò duoi edifici, l'uno in Firenze l'altro a Ruciano, luogo propinquo uno miglio alla città, tutti superbi e regii; ma quello della città al tutto maggiore che alcuno altro che da privato cittadino infino a quel giorno fusse stato edificato. I quali per condurre a fine non perdonava ad alcuno estraordinario modo; perché, non solo i cittadini e gli uomini particulari lo presentavano e delle cose necessarie allo edifizio lo suvvenivano, ma i comuni e popoli interi gli sumministravano aiuti. Oltra di questo, tutti gli sbanditi, e qualunque altro avesse commesso omicidio, o furto o altra cosa per che egli temesse publica penitenzia, purché e' fusse persona a quella edificazione utile, dentro a quelli edifizi sicuro si rifuggiva. Gli altri cittadini, se non edificavano come quello, non erano meno violenti, né meno rapaci di lui, in modo che, se Firenze non aveva guerra di fuori che la distruggesse, dai suoi cittadini era distrutta. Seguirono, come abbiamo detto, durante questo tempo, le guerre del Regno, e alcune che ne fece il Pontefice in Romagna contro a quelli Malatesti; perché egli desiderava spogliarli di Rimino e di Cesena, che loro possedevano; sì che, infra queste imprese e i pensieri di fare la impresa del Turco, papa Pio consumò il pontificato suo.
     
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      Ma Firenze seguitò nelle disunioni e ne' travagli suoi. Cominciò la disunione nella parte di Cosimo nel '55, per le cagioni dette, le quali per la prudenza sua, come abbiamo narrato, per allora si posorono.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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