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      Disse di papa Pio, quando e' citava i principi per la impresa contro al Turco, che gli era vecchio e faceva una impresa da giovani. Agli oratori viniziani, i quali vennono a Firenze insieme con quelli del re Alfonso a dolersi della republica, mostrò il capo scoperto, e dimandolli di qual colore fusse; al quale risposono: - Bianco, - ed egli allora soggiunse: - E' non passerà gran tempo che i vostri senatori lo aranno bianco come io. - Domandandogli la moglie, poche ore avanti la morte, perché tenesse gli occhi chiusi, rispose: - Per avvezzargli. - Dicendogli alcuni cittadini, dopo la sua tornata dallo esilio, che si guastava la città e facevasi contro a Dio a cacciare di quella tanti uomini da bene, rispose come gli era meglio città guasta che perduta; e come due canne di panno rosato facevono uno uomo da bene; e che gli stati non si tenevono co' paternostri in mano: le quali voci dettono materia a' nimici di calunniarlo, come uomo che amasse più se medesimo che la patria, e più questo mondo che quell'altro. Potrebbonsi riferire molti altri suoi detti, i quali, come non necessari, si ommetteranno. Fu ancora Cosimo degli uomini litterati amatore ed esaltatore; e per ciò condusse in Firenze lo Argilopolo, uomo di nazione greca e in quelli tempi litteratissimo, acciò che da quello la gioventù fiorentina la lingua greca e l'altre sue dottrine potesse apprendere; nutrì nelle sue case Marsilio Ficino, secondo padre della platonica filosofia, il quale sommamente amò; e perché potesse più commodamente seguire gli studi delle lettere, e per poterlo con più sua commodità usare, una possessione propinqua alla sua di Careggi gli donò. Questa sua prudenza adunque, queste sue ricchezze, modo di vivere e fortuna, lo feciono, a Firenze, da' cittadini temere e amare, e dai principi, non solo di Italia, ma di tutta la Europa, maravigliosamente stimare.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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