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      Venne per tanto il fine del magistrato di Niccolò, e avendo cominciate assai cose e non ne fornite alcuna, lasciò quello assai più disonorevolmente, che onorevolemente non lo aveva preso.
     
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      Questo esemplo fece la parte di Piero più gagliarda; e gli amici suoi più nella speranza si confermorono, e quelli che erano neutrali a Piero si aderirono; tal che, essendo le cose pareggiate, più mesi sanza altro tumulto si temporeggiorono. Non di meno la parte di Piero sempre pigliava più forze; onde che gli inimici si risentirono e si ristrinsono insieme, e quello che non avevono saputo o voluto fare per il mezzo de' magistrati e facilmente, pensorono di fare per forza; e conclusono di fare ammazzare Piero, che, infermo, si trovava a Careggi; e a questo effetto fare venire il marchese di Ferrara con le genti verso la città; e morto Piero, venire armati in Piazza, e fare che la Signoria fermassi uno stato secondo la volontà loro; perché, sebbene tutta non era loro amica, speravano quella parte che fusse contraria farla per paura cedere. Messer Dietisalvi, per celare meglio lo animo suo, vicitava Piero spesso, e ragionavali della unione della città, e lo consigliava. Erano state a Piero rivelate tutte queste pratiche; e di più messer Domenico Martelli gli fece intendere come Francesco Neroni, fratello di messer Dietisalvi, lo aveva sollecitato a volere essere con loro, mostrandogli la vittoria certa e il partito vinto. Onde che Piero deliberò di essere il primo a prender le armi; e prese la occasione dalle pratiche tenute da' suoi avversarii con il marchese di Ferrara.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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