Pagina (426/526)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Cosa veramente che non arebbe mai, non che creduta, pensata, che gli amici suoi e del padre non credessero potere vivere in Firenze con lui, non avendo mai dato altro segno di sé, che di quieto e pacifico uomo. Poi volse il suo parlare a messer Dietisalvi e ai fratelli, che erano presenti, e rimproverò loro, con parole gravi e piene di sdegno, i beneficii ricevuti da Cosimo, la fede avuta in quelli e la grande ingratitudine loro. E furono di tanta forza le sue parole, che alcuni de' presenti in tanto si commossono, che, se Piero non li raffrenava, gli arebbono con l'arme manomessi. Concluse alla fine Piero, che era per approvare tutto quello che loro e la Signoria deliberassero, e che da lui non si domandava altro che vivere quieto e securo. Fu sopra questo parlato di molte cose, né per allora deliberatone alcuna, se non generalmente che gli era necessario riformare la città e dare nuovo ordine allo stato.
     
      17
     
     
      Sedeva in quelli tempi gonfaloniere di giustizia Bernardo Lotti, uomo non confidente a Piero, in modo che non gli parve, mentre che quello era in magistrato, da tentare cosa alcuna, il che non giudicò importante molto, sendo propinquo al fine del magistrato suo. Ma venuta la elezione de' Signori i quali di settembre e di ottobre seggono, l'anno 1466, fu eletto al sommo magistrato Ruberto Lioni; il quale, subito che ebbe preso il magistrato, sendo tutte le altre cose preparate, chiamò il popolo in Piazza, e fece nuova balia, tutta della parte di Piero; la quale poco di poi creò i magistrati secondo la volontà del nuovo stato.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





Firenze Dietisalvi Cosimo Piero Piero Signoria Bernardo Lotti Piero Ruberto Lioni Piazza Piero