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      - Piero, ricevuta questa lettera, così gli rispose: - Il ridere tuo costì è cagione che io non pianga; perché, se tu ridessi a Firenze, io piangerei a Napoli. Io confesso che tu hai voluto bene a mio padre; e tu confesserai di averne da quello ricevuto; in modo che tanto più era l'obligo tuo che il nostro, quanto si debbono stimare più i fatti che le parole. Sendo tu stato adunque del tuo bene ricompensato, non ti debbi ora maravigliare se del male ne riporti giusti premii. Né ti scusa lo amore della patria; perché non sarà mai alcuno che creda questa città essere stata meno amata e accresciuta dai Medici che dagli Acciaiuoli. Vivi per tanto disonorato costì, poi che qui onorato vivere non hai saputo.
     
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      Disperato per tanto messer Agnolo di potere impetrare perdono, se ne venne a Roma, e accozzossi con lo Arcivescovo e altri fuori usciti, e con quelli termini potette più vivi si sforzorono di torre il credito alla ragione de' Medici che in Roma si travagliava; a che Piero con difficultà provide; pure, aiutato dagli amici, fallì il disegno loro. Messer Dietisalvi dall'altra parte e Niccolò Soderini con ogni diligenza cercorono di muovere il Senato viniziano contra alla patria loro, giudicando che, se i Fiorentini fussero da nuova guerra assaliti per essere lo stato loro nuovo e odiato, che non potrieno sostenerla. Trovavasi in quel tempo a Ferrara Giovan Francesco, figliuolo di messer Palla Strozzi, il quale era, nella mutazione del '34, stato cacciato con il padre da Firenze.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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