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      Delle quali cose Piero poche ne intendeva, e a quelle poche non poteva, per essere dalla infirmità oppresso, rimediare; perché era in modo contratto, che d'altro che della lingua non si poteva valere. Né ci poteva fare altri rimedi che ammunirli e pregarli dovessero civilmente vivere e godersi la loro patria salva più tosto che destrutta. E per rallegrare la città, deliberò di celebrare magnificamente le nozze di Lorenzo suo figliuolo, con il quale la Clarice nata di casa Orsina aveva congiunta; le quali nozze furono fatte con quella pompa di apparati e di ogni altra magnificenza che a tanto uomo si richiedeva; dove più giorni in nuovi ordini di balli, di conviti e di antiche rapresentazioni si consumorono. Alle quali cose si aggiunse, per mostrare più la grandezza della casa de' Medici e dello stato, duoi spettaculi militari: l'uno fatto dagli uomini a cavallo, dove una campale zuffa si rapresentò; l'altro una espugnazione di una terra dimostrò; le quali cose con quello ordine furono fatte e con quella virtù esequite, che si potette maggiore.
     
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      Mentre che queste cose in questa maniera in Firenze procedevano, il resto della Italia viveva quietamente, ma con sospetto grande della potenza del Turco, il quale con le sue imprese seguiva di combattere i Cristiani e aveva espugnato Negroponte, con grande infamia e danno del nome cristiano. Morì, in questi tempi, Borso marchese di Ferrara, e a quello successe Ercule suo fratello. Morì Gismondo da Rimino, perpetuo nimico alla Chiesa, ed erede del suo stato rimase Ruberto, suo naturale figliuolo, il quale fu poi intra i capitani di Italia nella guerra eccellentissimo.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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