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      Di poi levorono il romore, e per la terra andavano il nome della libertà gridando. Era già apparito il giorno, e a quel romore molti popolani corsono in Piazza, e intendendo come la rocca e il Palagio erano stati occupati e il Podestà con i suoi preso, stavano ammirati donde potesse questo accidente nascere. Gli Otto cittadini che tengono in quella terra il supremo grado nel palagio loro convennono, per consigliarsi di quello fussi da fare. Ma Bernardo e i suoi, corso che gli ebbe un tempo per la terra, e veggendo di non essere seguito da alcuno, poi che gli intese gli Otto essere insieme, se n'andò da quelli; e narrò la cagione della impresa sua essere volere liberare loro e la patria sua dalla servitù; e quanta gloria sarebbe a quelli, se prendevono l'arme e in questa gloriosa impresa lo accompagnavano, dove acquisterieno quiete perpetua ed eterna fama. Ricordò loro l'antica loro libertà e le presenti condizioni; mostrò gli aiuti certi, quando e' volessero, pochissimi giorni, a quelle tante forze che i Fiorentini potessero mettere insieme opporsi; affermò di avere intelligenza in Firenze, la quale si dimosterrebbe subito che si intendesse quella terra essere unita a seguirlo. Non si mossono gli Otto per quelle parole; e gli risposono non sapere se Firenze si viveva libera o serva, come cosa che a loro non si aspettava intenderla; ma che sapevano bene che per loro non si desiderò mai altra libertà che servire a quegli magistrati che Firenze governavano, da' quali mai non avevono ricevuta tale ingiuria che gli avessero a prendere l'armi contro a quelli.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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