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      Deliberata adunque la impresa, fu risposto a' Volterrani come eglino non potevano domandare la osservanza di quegli capitoli che loro medesimi avevano guasti, e per ciò, o e' si rimettessero nell'arbitrio di quella Signoria, o eglino aspettassero la guerra. Ritornati adunque i Volterrani con questa risposta, si preparavano alle difese, affortificando la terra e mandando a tutti i principi italiani per convocare aiuti, e furono da pochi uditi, perché solamente i Sanesi e il signore di Piombino dettono loro alcuna speranza di soccorso. I Fiorentini dall'altra parte pensando che la importanza della vittoria loro fusse nello accelerare, messono insieme dieci mila fanti e due mila cavagli, i quali, sotto lo imperio di Federigo signore d'Urbino, si presentorono nel contado di Volterra, e facilmente quello tutto occuporono. Messono di poi il campo alla città, la quale, sendo posta in luogo alto e quasi da ogni parte tagliato, non si poteva, se non da quella banda dove è il tempio di Santo Alessandro, combattere. Avevano i Volterrani per loro difesa condotti circa mille soldati; i quali, veggendo la gagliarda espugnazione che i Fiorentini facevono, diffidandosi di poterla difendere, erano nelle difese lenti e nelle ingiurie che ogni dì facevono a' Volterrani prontissimi. Dunque quegli poveri cittadini, e fuori dai nimici erano combattuti, e dentro dagli amici oppressi; tanto che, desperati della salute loro, cominciorono a pensare all'accordo, e non lo trovando migliore, nelle braccia de' commissari si rimissono.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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