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      Di che i Fiorentini si escusorono, affermando essere per fare ogni opera che Carlo si astenesse da lo offendergli; e in quel modo che gli oratori vollono, a Carlo comandorono che da lo offendere i Sanesi si astenesse. Di che Carlo si dolfe, mostrando che i Fiorentini, per non lo suvvenire, si erano privi d'un grande acquisto e avieno privo lui d'una gran gloria: perché, in poco tempo, prometteva loro la possessione di quella terra: tanta viltà aveva trovata in essa, e tanti pochi ordini alla difesa. Partissi adunque Carlo e alli stipendi usati de' Viniziani si ritornò, e i Sanesi, ancora che mediante i Fiorentini fussero da tanti danni liberi rimasono non di meno pieni di sdegno contro a quelli, perché non pareva loro avere alcuno obligo con coloro che gli avessero d'un male di che prima fussero stati cagione liberati.
     
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      Mentre che queste cose ne' modi sopra narrati tra il Re e il Papa e in Toscana si travagliavano, nacque in Lombardia uno accidente di maggiore momento e che fu presagio di maggiori mali. Insegnava in Milano la latina lingua a' primi giovani di quella città Cola Montano, uomo litterato e ambizioso. Questo, o che gli avesse in odio la vita e costumi del Duca, o che pure altra cagione lo movesse, in tutti i suoi ragionamenti il vivere sotto un principe non buono detestava, gloriosi e felici chiamando quegli a' quali di nascere e vivere in una republica aveva la natura e la fortuna conceduto; mostrando come tutti gli uomini famosi si erano nelle republiche e non sotto i principi nutriti; perché quelle nutriscono gli uomini virtuosi, e quegli gli spengono, facendo l'una profitto dell'altrui virtù, l'altra temendone.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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