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      Feciono ancora venire in quel luogo, sotto varii colori, più altri loro amici e congiunti, sperando che, fatta la cosa, ciascheduno nel resto della impresa loro gli seguitasse. E lo animo loro era, morto il Principe, ridursi insieme con quegli armati, e gire in quella parte della terra dove credessero più facilmente sollevare la plebe, e quella contro alla Duchessa e a' principi dello stato fare armare. E stimavano che il popolo, per la fame dalla quale era aggravato, dovesse facilmente seguirgli, perché disegnavano dargli la casa di messer Cecco Simonetta, di Giovanni Botti e di Francesco Lucani, tutti principi del governo, in preda, e per questa via assicurare loro, e rendere la libertà al popolo. Fatto questo disegno, e confirmato l'animo a questa esecuzione, Giovannandrea con gli altri furno al tempio di buona ora; udirono messa insieme; la quale udita, Giovannandrea si volse ad una statua di Santo Ambrogio e disse: - O padrone di questa nostra città, tu sai la intenzione nostra e il fine a che noi voliamo metterci a tanti pericoli: sia favorevole a questa nostra impresa; e dimostra, favorendo la giustizia, che la ingiustizia ti dispiaccia. - Al Duca dall'altro canto, avendo a venire al tempio, intervennono molti segni della sua futura morte: perché, venuto il giorno, si vestì, secondo che più volte costumava, una corazza, la quale di poi subito si trasse, come se nella presenza o nella persona lo offendesse, volle udire messa in Castello, e trovò che il suo cappellano era ito a Santo Stefano con tutti i suoi apparati di cappella; volle che, in cambio di quello, il vescovo di Como celebrasse la messa, e quello allegò certi impedimenti ragionevoli: tanto che, quasi per necessità, deliberò di andare al tempio, e prima si fece venire Giovangaleazzo ed Ermes suoi figliuoli, e quelli abbracciò e baciò molte volte, né pareva potesse spiccarsi da quelli; pure alla fine, deliberato allo andare, si uscì di Castello, ed entrato in mezzo dello oratore di Ferrara e di Mantova, ne andò al tempio.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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