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      Guglielmo de' Pazzi, di Lorenzo cognato, nelle case di quello, e per la innocenza sua e per lo aiuto della Bianca sua moglie, si salvò. Non fu cittadino che, armato o disarmato, non andasse alle case di Lorenzo in quella necessità; e ciascheduno sé e le sustanze sue gli offeriva: tanta era la fortuna e la grazia che quella casa, per la sua prudenza e liberalità, si aveva acquistata. Rinato de' Pazzi s'era, quando il caso seguì nella sua villa ritirato, donde, intendendo la cosa, si volle, travestito, fuggire: non di meno fu per il cammino cognosciuto, e preso, e a Firenze condotto. Fu ancora preso messer Iacopo nel passare l'alpi, perché, inteso da quegli alpigiani il caso seguito a Firenze e veduta la fuga di quello, fu da loro assalito e a Firenze menato: né potette ancora che più volte ne gli pregasse impetrare di essere da loro per il cammino ammazzato. Furono messer Iacopo e Rinato giudicati a morte, dopo quattro giorni che il caso era seguito, e infra tante morti che in quelli giorni erano state fatte, che avevono piene di membra di uomini le vie, non ne fu con misericordia altra che questa di Rinato riguardata, per essere tenuto uomo savio e buono, né di quella superbia notato, che gli altri di quella famiglia accusati erano. E perché questo caso non mancasse di alcuno estraordinario esemplo, fu messer Iacopo prima nella sepultura de' suoi maggiori sepulto; di poi, di quivi, come scomunicato, tratto, fu lungo le mura della città sotterrato; e di quindi ancora cavato, per il capresto con il quale era stato morto, fu per tutta la città ignudo strascinato; e da poi che in terra non aveva trovato luogo alla sepultura sua, fu da quegli medesimi che strascinato l'avevono, nel fiume d'Arno, che allora aveva le sue acque altissime gittato.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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