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      Quando io considero di poi con che prontezza, con che studio, con quale amore, con quanto unito consenso di tutta la città il mio fratello sia stato vendicato e io difeso, conviene, non solamente me ne rallegri, ma in tutto me stesso esalti e glorii. E veramente, se la esperienza mi ha fatto conoscere come io aveva in questa città più nimici che io non pensava, m'ha ancora dimostro come io ci aveva più ferventi e caldi amici che io non credeva. Son forzato, adunque, a dolermi con voi per le ingiurie d'altri, e rallegrarmi per i meriti vostri; ma son bene constretto a dolermi tanto più delle ingiurie, quanto le sono più rare, più senza esemplo e meno da noi meritate. Considerate, magnifici cittadini, dove la cattiva fortuna aveva condotta la casa nostra, che fra gli amici, fra i parenti, nella chiesa non era secura. Sogliono quelli che dubitano della morte ricorrere agli amici per aiuti, sogliono ricorrere a' parenti; e noi gli trovavamo armati per la distruzione nostra: sogliono rifuggire nelle chiese tutti quegli che, per publica o per privata cagione, sono perseguitati. Adunque, da chi gli altri sono difesi, noi siamo morti; dove i parricidi, gli assassini sono sicuri, i Medici trovorono gli ucciditori loro. Ma Iddio, che mai per lo addietro non ha abbandonata la casa nostra, ha salvato ancora noi, e ha presa la defensione della giusta causa nostra. Perché quale ingiuria abbiamo noi fatta ad alcuno, che se ne meritasse tanto desiderio di vendetta? E veramente questi che ci si sono dimostri tanto nimici, mai privatamente non gli offendemmo; perché, se noi gli avessimo offesi, e' non arebbono avuto commodità di offendere noi.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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