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      Non so io adunque qual cagione di odio si possa essere il loro contro di noi, o quale giusta cagione di invidia: portino odio agli loro antenati, i quali, con la superbia e con la avarizia, si hanno tolta quella reputazione che i nostri si hanno saputa, con studi a quegli contrari, guadagnare. Ma concediamo che le ingiurie fatte a loro da noi sieno grandi, e che meritamente eglino desiderassero la rovina nostra: perché venire ad offendere questo Palagio? perché fare lega con il Papa e con il Re contro alla libertà di questa republica? perché rompere la lunga pace di Italia? A questo non hanno eglino scusa alcuna; perché dovevono offendere chi offendeva loro, e non confundere le inimicizie private con le ingiurie publiche; il che fa che, spenti loro, il male nostro è più vivo, venendoci, alle loro cagioni, il Papa e il Re a trovare con le armi: la qual guerra affermano fare a me e alla casa mia. Il che Dio volessi che fusse il vero, perché i rimedi sarebbono presti e certi, né io sarei sì cattivo cittadino che io stimasse più la salute mia che i pericoli vostri; anzi volentieri spegnerei lo incendio vostro con la rovina mia. Ma perché sempre le ingiurie che i potenti fanno con qualche meno disonesto colore le ricuoprono, eglino hanno preso questo modo a ricoprire questa disonesta ingiuria loro. Pure non di meno, quando voi credessi altrimenti, io sono nelle braccia vostre: voi mi avete a reggere o lasciare; voi miei padri, voi miei defensori; e quanto da voi mi sarà commesso che io faccia, sempre farò volentieri; né ricuserò mai, quando così a voi paia, questa guerra con il sangue del mio fratello cominciata, di finirla col mio.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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