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      Di modo che i Fiorentini, per disporre i Viniziani a più sana opinione, mandorono oratore a quel senato messer Tommaso Soderini; e in quel mentre soldorono gente, e feciono capitano de' loro eserciti Ercule marchese di Ferrara. Mentre che queste preparazioni si facevano, lo esercito nimico strinse in modo la Castellina, che quegli terrieri, desperati del soccorso, si dierono, dopo quaranta giorni che eglino avieno sopportata la obsidione. Di quivi si volsono i nimici verso Arezzo, e campeggiorono il Monte a San Sovino. Era di già l'esercito fiorentino ad ordine, e andato alla volta de' nimici, s'era posto propinquo a quelli a tre miglia, e dava loro tanta incommodità che Federigo d'Urbino domandò per alcuni giorni tregua. La quale gli fu conceduta con tanto disavvantaggio de' Fiorentini, che quegli che la dimandavono di averla impetrata si maravigliorono; perché, non la ottenendo, erano necessitati partirsi con vergogna; ma avuti quelli giorni di commodità a riordinarsi, passato il tempo della tregua, sopra la fronte delle genti nostre quel castello occuporono. Ma essendo già venuto il verno, i nimici, per ridursi a vernare in luoghi commodi, dentro nel Sanese si ritirorono. Ridussonsi ancora le genti fiorentine nelli alloggiamenti più commodi; e il marchese di Ferrara, avendo fatto poco profitto a sé e meno ad altri, se ne tornò nel suo stato.
     
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      In questi tempi Genova si ribellò dallo stato di Milano per queste cagioni: poi che fu morto Galeazzo, e restato Giovan Galeazzo suo figliuolo, di età inabile al governo, nacque dissensione intra Sforza, Lodovico e Ottaviano e Ascanio suoi zii, e madonna Bona sua madre, perché ciascuno di essi voleva prendere la cura del piccolo Duca.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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