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      Solo restava a' Fiorentini una speranza, di quello che avesse Lorenzo de' Medici a trattare con il Re.
     
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      Era Lorenzo, per mare, arrivato a Napoli; dove, non solamente da il Re, ma da tutta quella città fu ricevuto onoratamente e con grande espettazione, perché essendo nata tanta guerra solo per opprimerlo, la grandezza degli inimici che gli aveva avuti lo aveva fatto grandissimo. Ma arrivato alla presenza del Re, e' disputò in modo delle condizioni di Italia, degli umori de' principi e popoli di quella, e quello che si poteva sperare nella pace e temere nella guerra, che quel re si maravigliò più, poi che l'ebbe udito, della grandezza dello animo suo e della destrezza dello ingegno e gravità del iudizio, che non si era prima dello avere egli solo potuto sostenere tanta guerra maravigliato; tanto che gli raddoppiò gli onori, e cominciò a pensare come più tosto e' lo avesse a lasciare amico che a tenerlo nimico. Non di meno, con varie cagioni, dal dicembre al marzo lo intrattenne, per fare non solamente di lui duplicata sperienza, ma della città: perché non mancavano a Lorenzo, in Firenze, nimici che arebbono avuto desiderio che il Re lo avesse ritenuto e come Iacopo Piccinino trattato; e sotto ombra di dolersene, per tutta la città ne parlavano, e nelle deliberazioni publiche a quello che fusse in favore di Lorenzo si opponevano. E avevano con questi loro modi sparta fama che, se il Re lo avesse molto tempo tenuto a Napoli, che in Firenze si muterebbe governo. Il che fece che il Re soprasedé lo espedirlo quel tempo, per vedere se in Firenze nasceva tumulto alcuno.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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