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      Non negorono i Fiorentini le convenzioni; ma risposono non sapere se, nella pace che si trattava fra loro e i Genovesi, si avieno a restituire quella; e per ciò non potevano prima che a quel tempo deliberarne; e quando bene non avessero a restituirla, era necessario che i Lucchesi pensassero a sodisfarli della spesa fatta e del danno ricevuto per la morte di tanti loro cittadini; e quando questo facessero, potevano facilmente sperare di riaverla. Consumossi adunque tutto quel verno nelle pratiche della pace intra i Genovesi e i Fiorentini, la quale a Roma, mediante il Pontefice, si praticava. Ma non si essendo conclusa, arebbono i Fiorentini, venuta la primavera, assalita Serezana, se non fussero stati da la malattia di Lorenzo de' Medici e da la guerra che nacque intra il Papa e il re Ferrando, impediti: perché Lorenzo, non solamente da le gotte, le quali come ereditarie del padre lo affliggevano, ma da gravissimi dolori di stomaco fu assalito, in modo che fu necessitato andare a' bagni per curarsi.
     
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      Ma più importante cagione fu la guerra; della quale fu questa la origine. Era la città della Aquila in modo sottoposta al regno di Napoli, che quasi libera viveva. Aveva in essa assai riputazione il conte di Montorio. Trovavasi propinquo al Tronto, con le sue genti d'arme, il duca di Calavria, sotto colore di volere posare certi tumulti che in quelle parti intra i paesani erano nati; e disegnando ridurre l'Aquila interamente alla ubbidienza del Re, mandò per il conte di Montorio, come se se ne volesse servire in quelle cose che allora praticava.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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