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      Volsesi, dopo questo, a fare più bella e maggiore la sua città; e per ciò, sendo in quella molti spazi sanza abitazioni, in essi nuove strade, da empiersi di nuovi edifizi, ordinò, onde che quella città ne divenne più bella e maggiore. E perché in nel suo stato più quieta e secura vivesse, e potesse i suoi nimici, discosto da sé, combattere o sostenere, verso Bologna, nel mezzo delle alpi, il castello di Fiorenzuola affortificò; verso Siena dette principio ad instaurare il Poggio Imperiale e farlo fortissimo; verso Genova, con lo acquisto di Pietrasanta e di Serezana, quella via al nimico chiuse. Di poi, con stipendi e provisioni, manteneva suoi amici i Baglioni in Perugia, i Vitelli in Città di Castello; e di Faenza il governo particulare aveva: le quali tutte cose erano come fermi propugnacoli alla sua città. Tenne ancora, in questi tempi pacifici, sempre la patria sua in festa; dove spesso giostre e rappresentazioni di fatti e trionfi antichi si vedevano; e il fine suo era tenere la città abbondante, unito il popolo, e la nobiltà onorata. Amava maravigliosamente qualunque era in una arte eccellente; favoriva i litterati, di che messer Agnolo da Montepulciano, messer Cristofano Landini e messer Demetrio greco ne possono rendere ferma testimonianza, onde che il conte Giovanni della Mirandola, uomo quasi che divino, lasciate tutte l'altre parti di Europa che egli aveva peragrate, mosso dalla munificenzia di Lorenzo, pose la sua abitazione in Firenze. Della architettura, della musica e della poesia maravigliosamente si dilettava; e molte composizioni poetiche, non solo composte, ma comentate ancora da lui appariscono.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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