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      È ben vero che, accortasi ella della sua semplicità, se ne fuggì da lui e, non arrischiandosi tornar in casa il padre, si ricoverò in casa un medico chiamato il cavalier de Veuz. Questi è figliolo di padre franzese, ma abituato in Inghilterra: ha viaggiato in Italia, e con tutto il suo privilegio di dottore credo che sappia pochissimo di medicina. È creatura intrinseca di Enrico Howard, di Norfolck, e credo che egli serva piuttosto a medicar le passioni dell'animo che le infermità del corpo. Mi do anco ad intendere che questa sua refugiata donzella si guadagni largamente le spese del suo vivere. Egli me la fece vedere e conversare: ma sentita da un altro amico un'intonatura di venti dobble, fu subito rotta la conversazione. Ora a costei promesse il duca di Monmouth cento lire sterline, ed avutone quel che volle non le dette nulla.
      Questo inverno s'abbatté a essere a Parigi nell'istesso tempo che v'era il conte Vaudemont, bastardo del duca di Lorena, giovane ancor egli benissimo fatto: la decisione delle dame fu che Monmouth fosse più dilettoso a vedere e Vaudemont più utile a godere. E veramente bisogna credere queste tali ben informate, perché Monmouth in qualche parte del suo corpo è in istato troppo meschino e compassionevole. Suo gran confidente è un certo cavaliere Verne, persona di condizione assai ordinaria, ma che passa per gentiluomo, non meno per l'ordine che egli ha del Bagno che per uno stato di sette in ottomila lire sterline di rendita. Egli è un cotal biancastronaccio morbido e senza pelo, che a prima vista pare un buonissimo copertoio per una dama.


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Relazioni di viaggio in Inghilterra Francia e Svezia
di Lorenzo Magalotti
pagine 427

   





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