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      Entrati a discorrere dell'Inghilterra, uscì con supposti debolissimi dello stato di quegli affari, e discorse con massime più da semplice religioso che da ben informato ministro. Entrai, non so come, a dirli della gelosia de' Genovesi per le forme ambigue tenute con essi da questa corte: intorno a che gli domandai come pizzicasser le mani al duca di Savoia in queste congiunture per intraprendere contro quella Repubblica. Mi disse che l'animo giovanile del duca fa gran violenza nello stare a segno, ma che è troppo chiaro il disinganno d'ogni speranza di vantaggio ch'ei potesse considerare nel far per suo conto passar i monti alle truppe del re, ed annidarsele un'altra volta nelle viscere de' suoi stati. Gli domandai che figura faccia al presente il marchese di Pianezza; mi rispose: "Di certosino che vive al secolo, avendo lasciato il collare della Nunziata, tutti i titoli e tutte le cariche con gli emolumenti di esse, vivendo in povere celle vestito miseramente e non venendo se non chiamato ai consigli". Lo pregai a dirmi il suo parere sopra il vero motivo di questa resoluzione del marchese. "Vedete", rispose "non è tanta devozione che escluda la politica affatto, né tanta politica che escluda affatto la devozione. La corte di Turino è stata sempre divisa in due partiti: quello del marchese suddetto e quello del marchese Villa, il quale per via di qualche creatura intrinseca fece apprendere al duca, che il ministerio così assoluto di Pianezza incominciava a far ombra al suo credito e a snervare la sua autorità, attribuendosi a lui tutto ciò che di buono e di plausibile usciva da quel consiglio.


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Relazioni di viaggio in Inghilterra Francia e Svezia
di Lorenzo Magalotti
pagine 427

   





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