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      potesse un giorno mancare il legname per il gran consumo di legnoche richiede una miniera di ferro, ed esser costretti a lasciare il
      lavoro, dopo avere sviato il commercio di Svezia e lasciato entrarealtre nazioni al guadagno che fanno presentemente gl'Inglesi,
      trasportando nel Mediterraneo quello che pigliano di Svezia oltreal loro bisogno. Alla prima obiezione, di non sturbare la Svezia,
      mette solo in considerazione se per altri versi si potesse pensareal rilevamento di Svezia per la perdita che farebbe in conto del
      ferro. Alla seconda, che forse le legna non potessero supplire,
      risponde che tre miglia all'intorno di casa sua conta ventiparchi (fra i suoi e quelli de' vicini), ciascheduno de' quali è
      capace di far andare un anno il lavoro, talmente che in capo aventi anni potrà ritornarsi al primo parco, obbligandosi di più
      a piantare tre alberi per ognuno che ne atterra. Da quel tempoin qua il parlamento ha aùto altre materie da trattare che di
      traffico: è però verisimile che se una volta si raduna senza miradi sindacare il re ed i ministri, e che pigli in considerazione il
      commercio, che si faccia qualche risoluzione, ed in particolarese ciò cade nel tempo che si rinnova il trattato del traffico colla
      Svezia, come ogni anno si fa. Gli Svezzesi però si ridono di questoferro e dicono che non val nulla; gl'Inglesi nonostante
      s'adulano, venendo di ciò assicurati da diversi fabbri.
     
      Il danno, all'incontro, che riceverebbono gli Svezzesi, sviatoche fosse il commercio d'Inghilterra, comincia dalla perdita di


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Relazioni di viaggio in Inghilterra Francia e Svezia
di Lorenzo Magalotti
pagine 427

   





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