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      Poi si segneranno gli altri gradi di mezzo con bottoncini di vetro o di smalto nero; e questo scompartimento si potrà fare a occhio, essendoché l’esercizio, studio e industria dell’arte insegna da per sé stessa a ragguagliare gli spazi, e a ben aggiustare la divisione; e chi v’ha fatto la pratica suole sbagliar di poco. Come queste cose son fatte, e col cimento del Sole e del ghiaccio s’è aggiustata la dose dell’acquarzente, allora si serra la bocca del cannello col sigillo detto volgarmente d’Ermete, cioè con la fiamma, ed è fatto il Termometro.
      L’uso di pigliare acquarzente per questi strumenti, più tosto che acqua naturale, è primieramente a cagione ch’ell’è più gelosa, cioè sente prima di quella le minime alterazioni del freddo e del caldo, e più presto per entro sé ricevendole, per la sua gran leggierezza incontanente si move. In secondo luogo l’acqua naturale, per nobile e pura che sia, in processo di tempo fa sempre qualche residenza o posatura di fecce che a poco a poco imbratta il cristallo ed offusca la sua chiarezza; dove il sottilissimo spirito del vino, o acquarzente che dir vogliamo, si mantien sempre bella, e non vien mai a perder quel fiore di limpidezza con esso il qual si riserra. Anzi per questo stesso, ch’ell’è così chiara e cristallina, e non riesce così a prima vista discernere il confine tra essa e ’l collo voto dello strumento, s’è talvolta usato di tignerla con infusione di chermisì o di quella lagrima, che comunemente sangue di drago si chiama: ma essendosi osservato che per leggiera e sfumata che sia la tinta, nondimeno il cristallo non acquista niente, e in capo di qualche tempo macchiandosi viene a farsi maggiore la confusione, quindi è che s’è in oggi dismessa l’usanza di colorirla, non richiedendo altro l’adoperarla così chiara e limpida che aguzzare un poco più gli occhi per riguardarla.


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Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
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