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      Se nello stesso vaso A si lascerà attaccata una vescichetta cavata diligentemente dall’interiora d’un pesce, avendone prima spremuta l’aria che in essa naturalmente ritrovasi, per modo che pochissima ne rimanga tra le sue crespe, e legato con un filo strettissimamente il suo orificio, subito che per l’abbassamento dell’argentovivo la vescichetta rimarrà nel voto, quella poc’aria rimasa in essa farà gonfiarla; ed allora solamente si sgonfierà quando, aprendosi ’l vaso in K, potrà sopra piombarsele l’aria di fuori.
      Abbiamo ancora più manifestamente osservata tal dilatazione dell’aria nel voto in un altro vaso, (11) come A D B, serratavi dentro una vescica d’agnello attorcigliata e quasi interamente sgonfia, in questa manira. S’empia il vaso d’argentovivo per la bocca D, e si serri con vescica, tenendosi in tanto strettamente sigillata col dito l’inferior bocca E; dipoi immersa nell’argentovivo del vaso F G si lasci liberamente uscire l’argento. Gonfierassi allora la vescica C nel vaso A D B voto; e in tale stato si manterrà sinché aprendo la bocca D, l’aria esterna non le venga sopra, la quale nello stesso tempo farà precipitare nell’inferior vaso F G il cilindro d’argento sostenuto.
      Parimente, se nel serrare la bocca D si lascerà su l’argento una piccola quantità di spuma fatta con chiara d’uovo o sapone dibattuti con acqua, di mano in mano che il vaso A B s’anderà votando, l’aria imprigionata in quelle minutissime bolle tanto le gonfierà, che finalmente rompendo quel velo sottilissimo che le circonda verrà a liberarsi e interamente separarsi dall’acqua, la quale ripioverà su l’argento, sciolta da quel finissimo spargimento d’aria che la legava in ispuma.


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Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
pagine 165