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      E pure né anche in tal caso, quando la mole dell’aria premente era ridotta presso che a nulla, apparve sensibile abbassamento nel cilindro d’argento I F sotto la sua solita altezza.
      Ma quelli che aderivano alla pressione dell’aria, rispondevano a queste esperienze con dire, che i narrati avvenimenti, anzi di contrariare, favorivano mirabilmente la loro opinione. Imperciocché la cagione immediata che pigne, secondo loro, e violentemente sostiene l’argentovivo all’altezza d’un braccio e un quarto, non è altrimenti il peso di quella soprastante aria che si leva con la campana di cristallo nella prima, e con la mestura a fuoco nella seconda esperienza; ma ben si l’effetto di compressione che fu prodotto da quel peso nell’aria B C D della quarta, e nell’A H della quinta figura: onde non è maraviglia, che mantenendosi quella nel medesimo stato di compressione (com’è pur forza che si mantenga per la resistenza che in vece di tutto l’altissimo tratto dell’aria le fa lo stucco o il cristallo), non iscemi l’altezza dell’argentovivo dalla solita sua misura.
      E perché ancora si credea per alcuni che la forza di molla immaginata nell’aria avesse tutta la parte in quest’effetto, si che senza di quella egli non potesse per alcun modo avvenire, vi fu chi tentò insinuare il contrario con la seguente esperienza.
      Preso lo stesso vaso A B con la sua canna E F prima di versarne punto d’argento e di stuccarlo in A, sommersolo in un gran vaso pieno d’acqua K L M N, si vedde deprimere sensibilmente l’argentovivo da A in G H e per lo contrario sollevarsi nella canna da I in O, ed importò tal sollevamento intorno alla quattordicesima parte dell’altezza dell’acqua E F: stuccata poi la bocca A, onde la sola mole di acqua A G H premesse sopra l’argento, egli nulladimeno non perdé punto di quell’altezza, che per lo peso di tutta l’acqua soprastante E F avea nuovamente acquistata sopra il primo livello I; e pure in tal caso l’acqua rinchiusa A G H, non per forza di molla (dicevan quelli), la qual per avventura non ha, ma per esser già stata spinta dal carico di tutta l’altezza E F nel luogo cedutole dall’argentovivo nel sollevarsi da I in O, bada a tenervelo a forza e a contrastargli il ritorno.


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Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
pagine 165