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      Questo, imperocché in molta copia era, gonfiava bensì la vescica, ma nello stesso tempo n’usciva dal piccolo squarcetto A (che dovett’esser quello che fece l’aria di dentro per uscire), al quale accostandosi una candeletta accesa si vedeva muover sensibilmente la fiamma. Ma riguardandosi in esso più attentamente allora che la vescica per gagliardo enfiamento si distendeva, non era né meno sì piccolo che sfuggisse l’occhio di chi l’osservava.
      Veduto in tal modo, che l’aria non avea trapelato per le legature fatte, mentre per uscirne fuori l’era convenuto far novella rottura, si volle vedere se anche in corpo a’ pesci che muoiono dentro al voto n’esca in simigliante guisa, cioè strappando la gentil membrana della vescichetta loro, o pure da qualche occulto meato sfiatando. (59) Tratta però diligentemente di corpo a una Lasca morta nel voto la sua vescica, si forò nella parte più aguzza, ed inseritovi un cannello nello stesso modo che nell’altra s’era fatto, si gonfiò con gran forza, ed ella tenne benissimo il fiato. Prova assai bella per trarne chiaro argomento che l’aria senza rompere sa tuttavia ritrovare alcun passo cui la debolezza non giugne degli occhi nostri. Quindi fu pensato a far sì che l’acqua medesima ce lo discoprisse: per lo che fatta cavare un’altra vescica da un pesce vivo e sano s’involse in un brandello di rete, e quella aggravata di conveniente peso si messe al solito in acqua, sotto alla quale essendo rimasta, fatto il voto si veddero uscire per la parte aguzza molte gallozzole d’aria, onde parve di poter verisimilmente credere esser quivi il meato naturale che la trasmette.


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Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
pagine 165

   





Tratta Lasca