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      Sul fondamento adunque dello strano passaggio che fanno l’acque e i più di tutti gli altri liquori nel congelare, non è mancato chi creda che dove il freddo lavora colà nelle sue miniere co’ materiali più propri, arrivi a condizionar le acque purissime a ricever così fatta tempera, che e’ le formi eziandio in rocche durissime di cristalli ed in gioie di vari colori, secondo la varia tintura che possono dar loro i fumi de’ minerali vicini, e sino arrivino all’invincibil saldezza dello stesso diamante. E Platone fu di questo parere, che da’ rimasugli dell’acque, ond’ei credeva nel segreto della terra crearsi l’oro, il diamante s’ingenerasse: che perciò nel Timeo ramo dell’oro vien nominato il diamante da quel Divino Filosofo. Intorno poi alla ragione dell’agghiacciare sono andati in ogni tempo variamente speculando gl’ingegni, se ciò veramente nascesse da una sustanza propria e reale del freddo (che positiva dalle scuole si chiama) la quale, sì come il fuoco e la luce nella miniera del Sole, così anch’ella o nell’aria, o nell’acque o nel ghiaccio avesse sua particolar residenza, o in qualch’altro luogo del Mondo se ne facesse conserva e tesoro; nel qual senso parrebbe forse che potessero intendersi le parole del Divino Oracolo nelle sacre carte: «Entrastu’ forse ne’ tesori della neve, o i tesori della grandine hai tu veduto?» o pure altro non fosse il freddo che una total privazione e discacciamento del caldo. Questa ed altre curiose osservazioni da farsi sopra il magistero di cui si val la Natura nel suo agghiacciare, s’ella ciò faccia strignendo o rarificando l’acque e i liquori, se lentamente e con tempo o vero con istantanea velocità gli trasmuti, c’indusse a tentare qualch’esperienza per via d’artifiziali agghiacciamenti procurati con forza estranea di ghiaccio e di sali; credendo non doversi per questo alterare o in alcun modo variare il lavoro che suol far la natura, quando senz’altro mezzo che col semplice e puro ghiaccio dell’aria mena l’acque a congelamento.


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Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
pagine 165

   





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