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      PRIMA ESPERIENZA
     
      Preso per tanto un vaso (61), di sottil piastra d’argento con due coperchi a vite, di quei che s’adopran la state a congelare i sorbetti ed altre bevande, l’empiemmo d’acqua raffreddata col ghiaccio e lo mettemmo a ghiacciare. La diligenza di freddar l’acqua avanti fu usata perché ponendovela in istato di qualche minima rarefazione non venisse nel primo raffreddamento a strignersi, e in cotal guisa ad acquistar campo dove rarefarsi nell’agghiacciare. Quando poi credemmo che il ghiaccio esterno potesse aver operato il suo effetto, cavammo fuori il vaso, ed aperto il primo coperchio ch’era colmo, trovammo il secondo essere scoppiato e tutto coperto d’una sottil crosta di ghiaccio, secondo che l’acqua era venuta fuora spintavi da quella che s’era rarefatta dentro al vaso nel congelarsi. Né si può dire che tale scoppiamento potesse procedere non altrimenti dal rarefarsi, ma più tosto dal condensarsi dell’acqua nell’agghiacciare; mentre essendo violentata dalla virtù del freddo a restrignersi in minore spazio; essa per paura di lasciar voto il luogo, di cui andava a mano a mano ritirandosi, era sempre venuta serrandosi addosso il coperchio, finché non potendo quello distendersi maggiormente era venuto a schiantarsi. Non ha luogo dico un simil discorso; poiché in tal caso averemmo auto a trovare il coperchio affossato in dentro, dove lo trovammo sforzato in fuori, e di piano ch’egli era, vedemmo esser divenuto colmo notabilmente e colma osservammo la superficie del ghiaccio ritrovato nel vaso.


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Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
pagine 165