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      Né può replicarsi che l’abborrimento che ha la natura al voto (il qual doverebbe seguire nel distaccamento dell’emisferio della palla dal concavo del vaso) contrasti alla natural leggerezza di essa palla l’effetto suo; poiché fatto nel fondo dell’istesso vaso un foro come F I pe ’l quale insinuandosi l’aria possa riempiere quello spazio che dopo lo staccamento rimarrebbe voto, nondimento la palla non si solleva.
      E perché ancora si potrebbe dire che la palla toccata dall’aria di sotto non è più leggiera ma grave, serrisi di nuovo il foro e si dilati la cavità del caso come E L G, sì che solamente l’orlo e supremo cerchio E G resti uguale al cerchio massimo della palla, ma l’emisferio E F G non più s’adatti al concavo E L G, come più chiaramente apparisce nel profilo della figura. (94) Riempiasi allora d’argento E L G, e sommergasi destramente la palla, finché il suo massimo cerchio s’adatti nell’orlo di quell’incavo, che quantunque ella non sia fortemente calcata nel supremo cerchio E G, ma possa con minima ed insensibil forza girarvisi dentro, ricolmandosi tuttavia il vaso d’argento vivo non si muoverà.
      Finalmente perché non s’abbia a dubitare se quell’argento che s’appoggia sopra la palla calcandola col suo peso la trattenga dal galleggiare, piglisi in cambio della palla H (95) un vaso di vetro A B C D la cui superficie sia porzione di cono e adattisi dalla parte del suo minor cerchio nell’orlo E F, che circondato anch’esso d’argento vivo si tratterrà immobile. E per venir in chiaro se la tenace unione immaginata tra ’l vetro e l’argento vivo, e la repugnanza della natura a permettere spazio voto siano possenti a superare il momento della leggerezza del bicchiere A B C D, si misuri la forza di tale attaccamento col tor via l’argento dintorno al vetro, e questo attaccato in G termine della bilancia G H di braccia uguali, si vada aggiugnendo peso all’altro termine H, sin che il vetro si stacchi dall’orlo E F, e sia il peso I il quale fu a noi di una libbra: dipoi si riempia di nuovo il vaso d’argento vivo, e postovi a galleggiare il vetro si carichi (come nell’altra esperienza) di tanto peso che lo conduca lentamente a fondo e ve lo trattenga.


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Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
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Riempiasi