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      Abbiamo parimente osservato che l’alterazioni che riceve l’Ambra per accidenti esterni di riscaldamenti, d’agghiacciamenti e d’unzioni fatte con vari liquori, tornano tutte a capello anche nelle gioie ed in ogn’altra materia c’abbia facoltà d’attrarre. Egli è però vero che nell’Ambra, come pregna di maggior virtù, s’osservano più manifestamente; per lo che, tralasciando l’altre, di lei sola favelleremo.
      L’Ambra adunque di tutte le materie che se le presentano la sola fiamma non tira, che che si dica Plutarco, che ella non attrae le cose inzuppate d’olio e la saggina, o come altri vogliono il bassilico, il che abbiamo trovato esser falso. Il fumo ancora ne viene attratto; anzi assai curioso è il vedere come accostandosi l’Ambra già strofinata e calda a quel fumo che sorge da una candela allora spenta, questo piega subito alla volta dell’Ambra. Quivi dunque parte ne riman preso e parte come riflesso da specchio si leva in alto, mentre quello che vi rimane si raguna in sembianza d’una piccola nuvoletta la quale, secondo che l’Ambra va raffreddandosi, si discioglie nuovamente in fumo e si parte.
      La fiamma per lo contrario non solo non si lascia tirar per sé, ma se l’Ambra dopo strofinata le rigira punto dattorno spegne la virtù sua, onde vi bisogna nuovo strofinamento pel farla tirare. E se dopo ch’ell’ha tirato un minuzzolo si torna ad accostare alla medesima fiamma, questa subito gliele fa lasciare.
      Il caldo che vien dalle braci accese non è così nemico alla virtù dell’Ambra, anzi talora ei vale ad eccitargliele senz’altro strofinamento.


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Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
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