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      - Grazie; aspettate.
      Incitò le bestie col pungolo, finì il solco e diè un'occhiata intorno, mandando un ah! di soddisfazione; poi, venne lentamente a me, che lo attendevo seduto sull'erbosa ripa in fondo al campo: dove, sedendo su d'un corbello rivoltato, si cominciarono le chiacchiere.
     
      La sua parola era piena d'affetto, schietta, animata; e per lo più i discorsi riguardavano il passato, secondo l'usanza dei vecchi; nei quali a mano a mano si accalorava: e quando si metteva a snocciolare, era un vero piacere. Narrava delle famiglie del paese venute in agiatezza per fatiche sudate e oneste, di quelle cadute in povertà per ozio e dappocaggine: si soffermava a questo e a quel caso, notandone le cause, e fermandosi a’ particolari della disgrazia o fortuna. I giudizi, le riflessioni, i consigli erano sempre sensati; onde io pendevo tutto dalla sua bocca. Sovente facea capolino la politica, s'intende la politica o gli eventi del passato: la rivoluzione francese, la Serenissima, gli eserciti stranieri acquartierati ne’ dintorni del borgo; .... il re di Sardegna e l'Austria.
      Ne aveva vedute tante, lui! Per questo si poteva dire un archivio vivente.
      Di fatti, un po’ raccontava dei calzoni rossi - i Francesi, - delle lor costumanze, leggerezze e smargiassate, e della caccia spietata alle nostre donne: e anche delle assise bianche - gli Austriaci, - gente usa a ugnere e appuntar i baffi con rancide manteche e a condir con sevo di candele le minestraccie delle loro marmitte. Prendea gusto a descrivere il tafferuglio nell'innovazione della cosa pubblica, e motteggiava ridendo lo sfrenato bailamme dei capoccia del borgo, quando piantarono l'albero della libertà in piazza nuova, sormontato dal berretto frigio, tra il canto d'una Marsigliese mal cucita, e le strofe meschine di canzonette locali.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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