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      - La storia del diavolo?
      - Quella dei morti in disgrazia di Dio.
      - Lascia i morti in pace, e consólati con la fiaschetta; ecco.
      - Grazie. Rhum o acquavite?
      - Rhum da guarire un moribondo.
      - Eccellente davvero, - disse dopo averne tirato un bel sorso - e da far risuscitare un morto scomunicato.
      Si rideva tutti, salvo che Ginepro.
      - Sempre con le tue grullerie! - sciamò il dottore - Già, quando si tratta dell'inferno....
      - E della via che si apre giù in fondo del Buranco....
      - Beato te, che sei degli eletti, poichè il regno de’ cieli appartiene a’ poveri di spirito.
      Il pastore volse un'occhiata bieca al magnifico, ma tornò subito impassibile, e nessun se ne accorse; però Antonio, che non si dava mai per vinto:
      - Quando s'ha le prove, non si teme.
      - Le prove? - hai detto - Quali?
      - Quelle dei fatti, oh! bella....
      - Sentiamole.
      - Ginepro, se permettete....
      Il vecchio restò mogio; l'altro seguitò.
     
      Ho sentito narrare sin dalla mia fanciullezza che, una volta, una mano di forti e coraggiosi toiranesi fecero scommessa di scendere in fondo alla voragine; e diedero una caparra co’ fiocchi. Eran giovani di buzzo buono, che nemmeno il diavolo li avrebbe spaventati. Figurarsi! Dissero, e mantennero; sentano come. Venuti sul luogo con attrezzi d'ogni sorta, prima collocarono una grossa trave - già approntata il giorno avanti - attraverso la bocca dell'abisso, assicurandola in modo da non temere. Nel mezzo avean fissato una gran carrucola, donde scorreva una gomena, che reggea un corbello nuovo di pianta, grosso e resistente; dentro il quale scese uno di loro.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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