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      - Che hai dunque? Di’, com'è andata? Che vedesti? Rispondi?
      Si riebbe, cominciò a parlare; e ne disse, ne disse tante che,... a ripeterle, non la finirei più. - E Pelacane, come non ci fosse bisogno di argomenti, volse intorno lo sguardo in aria di trionfo, quasi a domandare: non vi basta questo?
      - Bestione che sei, - urlò il dottore - o la finisci davvero questa tua storiella, o t'acconcio io per le feste!
      E quegli, come se niente fosse:
      - Il toiranese narrò che, trovandosi nel profondo, tutto avvolto in quella fitta oscurità, si sentì in un attimo soffocare; una vampa di calore gli tolse il respiro, gli mancarono le forze: se i compagni, allora, avessero indugiato a tirarlo su, egli era spacciato. Ne aveva avuto abbastanza; lo lasciassero in pace non ci potea più pensare.
      - Ma che hai visto? Che hai sentito? - gli chiedevano affollati i compagni.
      - Ho visto, ho sentito....
      - Che cosa, che cosa?
      - Un pertugio, un pozzo nero e grande sotto di me, donde uscivano fiamme e fumo puzzolento, capite? Fiamme e fumo, gemiti e pianti.... Ah, senza di voi, a quest'ora mi troverei in compagnia dei dannati.
      Nè altro aggiunse. Quei giovani non ne vollero saper oltre. Presi i loro attrezzi, ne caricarono la bestia, e scesero mogi mogi la via della valle. La scommessa era guadagnata, ma avevano perduto la voglia di ritentare l'impresa; e quei che n'era uscito salvo, non volle più parlarne, salvo a contentarsi di dire a’ curiosi e agl'importuni, che avea visto il diavolo.
      E ora ne sono alla fine capacitati?


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Pelacane