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      Adesso, inutile il crucciarsene. Cosa fatta, capo ha, ho sempre sentito dire. Onde credendo vicino il tocco, mi buttai giù nuovamente per pigliar sonno: ma, ahimè! nemmen questa volta il sonno volle venire, e mi pareva di stare in un letto di spine. Il vento mormorava nel chiuso, una viva inquietudine mi tormentava; in fondo - a che nasconderlo? - io aveva paura. Vedete caso! Io che non aveva mai conosciuto di questi timori, sentivo una grand'uggia addosso, un peso enorme mi toglieva il respiro, ero preso da una vera smania. - Solo! Solo! Solo!...
      Queste parole mi facevano rabbrividire e fremere. Solo! Ed era la notte dei morti! Ah, se ci avessi pensato!
      Lasciai la paglia e scesi a rattizzare il fuoco; fa tanto bene la compagnia del fuoco, quando si è soli! Par di trovarsi con un amico. Nondimeno la baldoria della fiamma non valse a levarmi di dosso quel turbamento; e come mai, se quella, dico, era la notte de’ morti?... Diedi uno sguardo all'angolo della stalla, e l'immagine di Caterina mi apparve di nuovo. Mi feci due volte il segno della croce, e tornai a recitar una terza parte del rosario, mormorando, intenerito: «forse sarà in luogo di pena;.... solleviamola con queste preghiere....» Quando ebbi terminato, non ebbi più il coraggio di rimanere; uscii.
      Avevo tanto bisogno di respirare all'aperto! E, di fatti, sull'uscio del chiuso mi sentii più libero, l'aspirare quell'aria viva mi rinfrancava i polmoni, e mi parea fosse del tutto passato lo stregamento. Ma il cielo aveva preso un altro aspetto.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Caterina