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      «Non è nulla - vociano i gradassi -, sono visioni d'ignoranti!» Ebbene, o signori, dichiaro sul mio onore, e giuro sull'anima di mia moglie, anzi sulla salvezza dell'anima mia, che il fantasma era là, a pochi passi da me, là a guardarmi, immoto, fisso....
      La voce del vecchio era grave, il suo convincimento profondo; noi ci demmo un'occhiata rapida, concordi nel pensiero che avesse perduto il senno; non se ne avvide, e seguitò:
      - Lì per lì volli fuggire nella stalla, chiudermi a chiave, asserragliarmi: ma n'ebbi subito vergogna e restai. Chi mi assicurava che, fuggendo, non verrei raggiunto in un battibaleno? Dissi tra me «Forse è un inganno; si provi.» Fatto ancora il segno della croce, portai la destra agli occhi per visiera, tornando a guardare. Tutto questo, s'intende, in un istante. Ahimè! Ahimè! Io ci vedeva, ci vedeva bene, come fosse di giorno: non era, no, un inganno! Il chiarore fioco della luna si spandea da per tutto. Essa stava sempre là, a pochi passi: era lei, tutta lei! In quell'istante, la contemplavo nel vero suo stato, proprio come la rivedo adesso con gli occhi della mente....
      Che scena!
      I capelli irti dallo spavento, bagnato d'un sudore freddo, incapace a muovermi e a parlare, provavo una smania di avvicinarmi, di andare a lei, che mi faceva segno con la mano. Muovermi?... Chi l'avrebbe potuto? Io mi sentiva inchiodato sull'uscio.... Ed ecco Caterina sollevare lentamente il velo, che le copriva la faccia....
      Il vecchio si nascose il volto fra le mani, e tacque di nuovo: aveva tremiti convulsi.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Caterina