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      - State tranquillo.
      La sera del lunedì, nel tornare all'ovile, mi parve accigliato e di malumore.
      - Che t'è egli accaduto? Che hai?
      - Nulla.
      - Ha da essere un gran segreto, se non lo puoi svelare nemmeno a tuo padre!
      - Non tanto grande, se vi piace di conoscerlo. Ho fatto capire a Gemisto di non dar noia alla Rosalba, quando la incontra.... e ch'e’ attenda meglio a’ fatti suoi.
      - La gelosia, mio caro, è cattiva consigliera; di una fanciulla come Rosalba puoi star tranquillo. A legar la lingua agli sciocchi si perde tempo e fatica.
      - Non è per lei - chi ne dubita? - ma non vo’ che quell'imbecille le dia molestia.
      - Non ti curar di lui, sii prudente.
      - Ha da lasciarla in pace.
      - La lascerà.
      Due giorni dopo faceva un tempo bellissimo. Le pecore pascolavano su per l'altura di monte Calvo alla guardia di mio figlio, io me ne stava là sotto nella regione Paglierina a raccoglier legna secche. A un tratto, un grido mi ferisce l'orecchio, un grido come di persona conosciuta, che mi trapassò il cuore. In un baleno, corro da quella parte di verso il Buranco. Figurarsi! Il grido era stato così acuto, da arrivare sino a Sansone.
      - Aiuto! Aiuto!
      - Eccomi! Eccomi!
      Era la voce di Rosalba.
      Scendevo a precipizio, mentre sentivo dall'alto le maledizioni e bestemmie di Sansone, che precipitava forsennato.
      Di sul ciglione, scorsi Gemisto e Rosalba alle prese sulla spianata del Buranco. Afferratala pel braccio, si sforzava di trarla a sè; ma la ragazza tentava vigorosamente divincolarsene con pugni e calci e sputandogli in faccia.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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