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      D'ogn'intorno è silenzio; non si udiva che lo stormir delle frondi, il fremere del venticello, mentre il dondolar della lanterna rischiarava fiocamente il sentiero a’ due imbacuccati che, l'uno avanti e l'altro dietro, salivano silenziosi, più imbaldanziti per i cioncati liquori, che per la gagliardia dell'animo.
      Fatta una parte dell'erta, il corteo giunse a un passo stretto, fiancheggiato da annosi alberi; ivi, quando meno se l'aspettavano, ecco sbucare una figura alta e spaventosa, il capo nascosto in un cappuccio, la quale con voce risoluta e sepolcrale, indicando con la destra la salma del rejetto miscredente:
      - Fermate, grida, fermate, desso è roba mia! Chi ne possiede l'anima, gli spetta il corpo.
      - Dobbiamo portarla al Buranco - rispondono, facendosi animo; - la consegna è tale: non c'è cristi!
      - E io vi prosciolgo dall'obbligo e dalla fatica; il carcame è mio! E stesa la destra per afferrare l'asino, gli cade il cappuccio, e appariscono due lunghe corna dondolanti e due occhi rossi come il fuoco.
      - Misericordia! Il diavolo!
      - Roba mia! Roba mia!
      Buttata la lanterna, se la diedero a gambe come furie, arrivando in paese con tanto spavento, che tutt'e due furono costretti a letto, chi dice per più giorni, e chi anche per qualche settimana.
      Quella notte - aggiunge la cronaca - fu veduto un lumicino vagolante salire l'erta del San Pietro, e lassù, pigliar a destra fiancheggiando la montagna, sinchè andò a scomparire sotto il picco del Buranco. Erano circa le tre del mattino, quando si udì un lamento strano, somigliante a strepito di vento fortissimo in una sterminata e lontana foresta, il quale si convertì subito in osceni e orribili cachinni, giù giù ripetuti per la valle di Toirano da un esercito di demoni; e poi.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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