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      In tal modo il Ricciardi, sotto forma di gufo, ha continuato e continua a far sentire attraverso i secoli i suoi pietosi lamenti.
     
      Spettacoli di ben altra natura davano le streghe nei vicini prati di S. Agostino.
      Ivi, quand'eran prese dalla foia rabbiosa del Sabba, avvenivano scene altrettanto strane, quanto deplorevoli; casi, per fortuna, rari, ma temerarî e scandalosi: quel che ne videro i nonni e le fide comari, se le voci son vere, basta a far rabbrividire anche i miscredenti. Le streghe accorrevano a frotte. In quella fitta oscurità notturna, lumicini vagabondi, lingue di fuoco e cachinni osceni ne annunziavano la presenza pericolosa. Alcune cavalcavano scope, altre si servivano di bastoni nodosi, non poche recavano arnesi ridicoli e bizzarri; ve n'erano di vecchie, ma così lercie e sfrontate da levarne la voglia al diavolo. V'ha chi dice che ne capitavano pur di bellissime, nude affatto, i capelli sciolti, smaniose e furenti; qualcuno afferma che al convegno infame si trovasse persino qualche moglie di capitano marino, stanca dalla lunga assenza del marito: insomma, una babilonia di femmine da imbestiare il più sozzo, insaziabile caprone. Tratto tratto, voci e sghignazzamenti squarciati e pazzi, come: - Gua’, gua’ gua’! Ah, ah, ah! To’, to’, to’! Poi, questa lercia, volgarissima canzone:
     
      CORO GENERALE DI STREGHE.
     
      Salta e balla, becco irsuto;
      Fàtti in qua, porco cornuto.
     
      Su, coraggio; piglia e stringi;
      Monta in groppa: spingi, spingi!
     
      Giovin', vecchie, brutte e belle,
      Noi siam qui tutte sorelle;


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Ricciardi S. Agostino Sabba