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      Il mugnaio la compiace, e poco dipoi riempie il sacco della sospirata farina; Lucrezia ringrazia, se lo ripone in testa e lieta e frettolosa rifà la strada.
      Alla fontana ritrova le belle forosette, che, cantando e dandosi la mano, facean carole a quel bel chiaro di luna.
      - Dio vi benedica, fanciulle, e vi mantenga sempre allegre e sane!
      - Grazie, buona donna, grazie! E il Signore benedica te e la farina del tuo sacco.
      - Obbligata a voi, ragazze belle e gentili.
      In un attimo fu a casa.
      La dimane prese a fare il pane, poi lo rifece nei giorni seguenti e continuò secondo il bisogno. Ma il sacco non scemava mai, era sempre pieno colmo di farina. «Iddio mi assiste! È l'augurio di quelle brave ragazze, esaudito dal cielo. La buona fata è entrata in casa mia.... Oh, che bazza! Che contento!»
      Però, siccome le gioie e le fortune umane han da finire, anche questa sua doveva cessare, e cessò pur troppo, all'arrivo del marito.
      Costui, quando vide che la Lucrezia non aveva fatto, in sua assenza, il debito d'un quattrino pel governo della casa, la quale era tutta linda e in buon'ordine, fu preso da non so quali dubbi e sospetti sul conto della moglie. Non potendo resistere all'interno rodio, incapace di sentir ragione, eccolo irrequieto e lagnarsi ad ogni piccola contrarietà, passando dalle più ridicole osservazioni alle scene più disgustose e violenti. Povera Lucrezia! Ei voleva sapere per filo e per segno come la fosse ita nella lunga sua assenza, e soprattutto il perchè della continuata provvisione della farina; e pensava: qui gatta ci cova; quindi un'insistenza sempre più sofistica e irritante.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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