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      ....Ti manderan curatoIn qualche chiesa alpestre, fuor del mondo abitato,
      Dove sui rozzi muri chi sa che sgorbio atroceCalunnierà il ritratto di Gesù Cristo in croce,
      O una qualche massaia grassa, color del vino,
      Figurerà in affresco Maria col suo bambino(25).
     
      Condizioni invero naturali, sufficienti per mettere assieme un classico ambiente di stregonerie!
     
      Si chiama Scalincio un luogo angusto e tetro all'imboccatura della valle, là dove si veggono tuttavia alcune fornaci abbandonate; il quale, secondo si narra, è uno dei punti più cari alle streghe, che vi si adunano la notte del venerdì pe’ loro trastulli d'amore. Il mistero che avvolge il torrente negli avviluppati suoi meandri e il silenzio che ivi regna, destan terrori e fantasmi nelle anime semplici; onde pochi avrebbero il coraggio in quella triste notte di scendere a contemplare la scena, che d'ordinario avviene sul ponte vicino. Non un filo d'erba sorge a conforto del luogo maledetto.
      Più innanzi della valle, sull'altura del Prino, a cui ti conduce la strada svolgendo a settentrione, poco prima della mezzanotte di quel dì nefasto, odonsi forti e arrabbiati chiocchi di frusta chiamar le comari al convegno; le quali, simili a pipistrelli immani, sghignazzanti e a frotte, volano al luogo de’ loro piaceri. Non è gran tempo, ad espiazione di tante colpe, una colonna votiva fu eretta alla Vergine Madre per opera pietosa d'un parroco di Loano, nativo di questo borgo.
      Ma come mai le streghe giustenicesi s'adunano, o s'adunavano, la notte del venerdì, facendo un'infrazione tanto solenne al classico sabato?


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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