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      Allora si ricordò della caverna profonda in cui un giorno aveva goduto un riposo così faticosamente domandato e chiese soccorso al suo simile per onorare i resti della compagna amata; i quali - deposti sopra una rudimentale barella - vennero trasportati da braccia vigorose alla bocca dell'antro. Ed ei teneva dietro al tristo corteo, l'occhio torvo, i capelli arruffati e lunghi e dando le mani a’ piagnucolanti suoi nati. Vicino alla fossa era levata la catasta, su cui posavano il cadavere, e - quale in piedi, qual accasciato, chi ginocchioni - quei rozzi e pietosi si mettevano attorno. Il fuoco ardeva, crepitavan le fiamme e un odore nauseabondo offendeva le nari, mentre da un masso muschioso, levate le braccia, un vecchio ricordando il trapassato, si volgeva al sole, fonte di vita:
      «O ‘Agni, dà alle acque e alle piante le particelle del corpo di colei che non è più, che ad esse appartengono; restituisci al cielo e alla terra ciò che tu devi loro di essa: ma poichè v'è in quel corpo una parte immortale, tu la riscalda co’ tuoi raggi, tu la accendi de’ tuoi ardori, e tu trasporta nel soggiorno de’ santi quello spirito da te ricostituito»(43) (i).
      I primi uomini, scrive il Feydeau nella mirabil sua opera: Storia dei costumi funebri, si rifiutarono all'idea del nulla come noi, fors'anco più di noi.
      «Per molto tempo negl'indefiniti sospiri del vento, nel dolce mormorìo dell'onda, nelle voci strane, solenni e misteriose delle grandi solitudini, credettero di riconoscere i gemiti e le chiamate di coloro che li avevano abbandonati.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Agni Feydeau Storia