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      L'esploratore nota:
      «Dall'imboccatura s'entra in un camerone, o cavità, di circa otto metri; indi si prende a destra per un corridojo lungo cinquanta metri a un dipresso; è ricca di stalattiti e di stalagmiti svariatissimi, alcuni dei quali essendo rotti o smussati ad arte, e anzi già forniti di nuove appendici calcaree, permettono di supporre con certezza che la grotta venne esplorata in un tempo non molto remoto.
      «Ho pur osservato che, sulla bocca, occultata prima da elci, tagliate per fare il carbone, vennero sovrapposte, le une alle altre, pietre a pietre, a guisa d'un muro a secco, e n'ho argomentato siavi stato eretto in tempi remoti, quando forse su pei balzi di allora esisteva il sentiero d'accesso, il quale dovette scomparire pel franamento parziale del luogo il quale lasciava perciò la caverna in istato inaccessibile per la sua altezza tagliata a picco».
      Torniamo in carreggiata.
     
      IV.
     
      Storia d'un cane - La stagione dei prati -
      Ponte di lupo - La via della valle al tempo dei nostri vecchi -
      Sul Giovo.
     
      IN capo agli Edifizî superiori, il vecchio Tappo che, pedestre, veniva al fianco del mio somaro, anche per guardarmi da qualche improvviso capriccio dell'animale orecchiuto, sostando un momento, accennò con la mano una stalla o pecorile, abbandonata e in rovina, e disse:
      - Una volta, là dentro successe un bel caso.... - e dondolava il capo.
      Si sa che cosa significhi talora la parola bello in bocca del nostro popolo.
      - Che caso? - domandai. - Sentiamo.
      - Merita davvero d'essere conosciuto; giudicherà lei.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Giovo Edifizî Tappo