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      E se talora, dopo una furia di strappate o a replicati colpi di verga, e magari di tacchi sulla pancia, io credeva spuntarla, eccoti l'amico sgarbatissimo volgersi, imperturbato, dal lato opposto sotto la ripa del monte e vendicarsi crudelmente facendomi provare le dolorose carezze dei cespugli e dei roveti che, non contenti di guastarmi gli abiti, mi lasciavano sfregi sanguinosi alla mani e alla faccia.
      Bestiaccia maledetta! Più in qua, più in qua!
      Ma adesso, nello scendere dal Giovo, io mi sentiva sicuro, come nella salita; chè, il mio somaro non pareva aver parentela alcuna con que’ dei castelli romani, a prescindere che la via della valle, sebbene incomparabilmente più triste di quella di Genzano-Nemi - piana e carrozzabile - non mi dava timore, nè suscitava preoccupazioni di sorta. Avevo passato una bella giornata con gli amici, e ora me ne scendevo com'essi, glorioso e trionfante.
      Don Chisciotte non sarebbe stato più fieramente fermo in groppa al suo roncinante nell'assalto dei mulini a vento, nè più fiduciosamente sereno il fido scudiero Sancho Pansa, intanto che io, per associazione spontanee d'idee, mi vedevo passar dinanzi alla mente, come le immagini d'un caleidoscopio, i fasti secolari e le fortune dell'asino. Proprio così! E venivo pensando: - Povera bestia! Chi mai, in fin fine, oserebbe negarti la squisitezza dei sensi, la sicurezza nel camminare, la convenienza degli atti, la sobrietà, la memoria dei sentieri battuti, la ritrosia dell'acqua e de’ luoghi poco o punti noti?


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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