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      Dovunque sei comparso, sorse tosto una discreta agiatezza, chè a te non è mai dispiaciuto il lavoro, pur senza saggiare la solita dose dei calci e delle frustate. O non fosti tu forse, paziente animale, un elemento precipuo alla favolosa ricchezza di Giobbe, fra i suoi numerosi armenti? E mi ricordi che ci vollero venti asini e dieci asinelle perchè Giacobbe riuscisse a placare il fratello Esaù; e solo dopo che Anna, figliuola di questo peloso e barbuto personaggio, ebbe permesso a’ tuoi antenati il mescolarsi con le cavalle nel deserto, solo allora l'umanità rimase debitrice al tuo sangue dei primi muli, i muli forti e resistenti che son primario sostegno dei nostri contadini ne’ lavori della lor vita stentata. Ma che vado farneticando? Non è egli stato un asino che, compagno al pio bove, riscaldò col suo fiato il bambino Gesù in un meschino Khan(64) di Betlemme, or son quasi due mila anni? E non ne cantarono poi le sue lodi, secondo la tradizione, gli stessi tre re che, dalla Persia, dalle Indie e dall'Abissinia, andarono a proferire omaggio di adorazione al nato Messia in quel poverissimo rifugio? E a te solo, asino mio, anzi a un asinello, cioè a «un puledro figlio di un asino,» toccò poscia l'altissimo onore di portare Cristo in trionfo in Gerosolima frammezzo alle turbe che gridavano: «Osanna al figliuolo di Davide»(65)! Chi mai potrebbe passare in rassegna i tuoi meriti, o bestia privilegiata? Rammenterò solo, che Lucio Apulejo, filosofo platonico, deve la sua gran nomèa alla Metamorfosi, perchè battezzata col nome d'Asino d'oro.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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